Sognando il Lombardia

Da Bergamo al lago di Como, sulle strade di una delle Classiche Monumento.

Periodo consigliato

Gen - Dic

Dislivello Totale

5.378 m

Lunghezza totale

288 km

Durata

3/4 Giorni

M

ilan Bergamo Airport (o se preferite la denominazione più artistica: Aeroporto Internazionale Il Caravaggio) di Orio al Serio, zona arrivi. Quattro uomini intorno ai quarant'anni, o poco più, sono da poco sbarcati e sembra che si siano dati appuntamento proprio lì.

Sognando il Lombardia

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Intro

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Verso il Lake District lombardo

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Salite come pellegrinaggi

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Su e giù per le Orobie, grande terroir ciclistico

Uno è arrivato da Bruxelles-Charleroi , un altro da Dublino, il terzo da Zurigo. L’ultimo a raggiungerli è appena sceso dal volo che arriva Barcelona El Prat. Sono, inequivocabilmente, quattro ciclisti. Lo si capisce dal fatto che, oltre agli agili bagagli a mano, si portano dietro grandi sacche nere che contengono le biciclette da corsa. Si salutano amichevolmente e si avviano tutti e quattro verso la Bike Room dell’aeroporto. Dopo pochi minuti da lì escono vestiti di tutto punto, per mano le biciclette rimontate a dovere. A vederseli passare a fianco forse qualche appassionato di ciclismo contemporaneo li ha riconosciuti. Sono quattro ex professionisti: il belga Philippe Gilbert, lo svizzero Oliver Zaugg, l’irlandese Daniel Martin e lo spagnolo Joachim Rodriguez, per tutti Purito. Per sei stagioni consecutive hanno messo i loro nomi nell’albo d’oro del Giro di Lombardia, una delle più antiche e prestigiose corse ciclistiche internazionali: Gilbert nel 2009 e 2010, Zaugg nel 2011, Purito nel 2012 e 2013 e Martin nel 2014. E adesso si sono regalati un weekend per pedalare in amicizia su quelle stesse strade che, più o meno dieci anni fa, li hanno visti trionfare nella quinta Classica Monumento della stagione. Usciti dall’aeroporto li vediamo salire in sella sorridenti e imboccare sulla destra la pista ciclabile che unisce il terminal con il centro di Bergamo…

Il Milan Bergamo Airport, primo aeroporto bike friendly europeo, è davvero una perfetta départ per chi voglia, arrivando da lontano in aereo e con la propria bicicletta al seguito, seguire i passi dei grandi campioni del pedale.

Sarà andata davvero così? Be’, a dire il vero non proprio. Non sono i quattro ex campioni provenienti da quattro angoli diversi del Vecchio Continente ma, più modestamente, un volonteroso team Alvento – un pedalatore, un fotografo e uno scrittore – a disegnare questa Destination sulle strade tra Bergamo e Como che hanno fatto la storia della Classica delle foglie morte. A proposito: altro che foglie morte, altro che autunno: in questa fine settembre 2023 sembra di essere ancora nella coda calda e luminosa dell’estate…
Il fantasioso incipit era giusto per sottolineare un concetto. Il Milan Bergamo Airport (o, se volete, Il Caravaggio), primo aeroporto bike friendly europeo, è davvero una perfetta départ per chi voglia, arrivando da lontano in aereo e con la propria bicicletta al seguito, seguire i passi dei grandi campioni del pedale e, in particolare, le strade e i paesaggi del Giro di Lombardia. Infatti, dal 2014 in poi – proprio l’anno della vittoria di Daniel Martin, con uno scatto nell’ultimo chilometro ad anticipare i compagni di fuga – la classica si è sempre disputata su un percorso che prevedeva la partenza da Como e l’arrivo a Bergamo, o viceversa, ad annate alterne.

E allora, via. Partiamo anche noi. Abbiamo pianificato la nostra ride in cinque tappe, anche se di fatto le giornate piene di pedalata sono tre, quelle centrali: mentre abbiamo riservato qualche ora della prima e dell’ultima al trasferimento dall’aeroporto di Orio al Serio a Città Alta, e viceversa.
La ciclabile che ci porta in città è breve e prevalentemente in sede protetta: bisogna fare attenzione ad alcuni attraversamenti e ad alcuni tratti più trafficati quando si lascia la pista. Non è certo la parte più affascinante della traccia che ci aspetta nei prossimi giorni, ma dalla stazione in poi la bellezza e l’eleganza di Bergamo vi accoglierà: dapprima con l’infilata di viali spaziosi ed eleganti – viale Papa Giovanni XXIII, viale Roma, viale Vittorio Emanuele II – e poi con l’ascesa in Città Alta, attraverso porta Sant’Agostino e il viale delle Mura. Ci siamo goduti, alla sera e a piedi, le vie del centro storico: via Porta Dipinta, via Colleoni e piazza Vecchia, illustre salotto cittadino. Spritz e cena, ma senza esagerare e senza far tardi, che il giorno dopo ci avrebbe atteso un bel traversone lombardo di chilometri mangia-e-bevi.

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Verso il Lake District lombardo

Alle prime luci del giorno, colazione sostanziosa e via veloci verso il lago di Como. Alla mattina il viale delle Mura che si affaccia a balcone sulla pianura ci ruba l’occhio ma se cominciamo fin da adesso a farci incantare dai paesaggi, non arriviamo più. Quindi scendiamo da Città Alta lasciando alla nostra destra il colle di S. Vigilio e usciamo da Bergamo, in direzione Curno. A Ponte S. Pietro superiamo il corso del Brembo e tiriamo dritto fino a Terno d’Isola. Teniamo le Prealpi come riferimento, a nord, sulla nostra destra. Attraversata Villa d’Adda, ultimo paese della provincia di Bergamo, scendiamo al solco del fiume e oltre il ponte ci ritroviamo a Imbersago, sulla riva destra dell’Adda e in Brianza.
Da Calco iniziamo a salire con pendenze regolari verso Colle Brianza. La strada corre in costa: alla nostra destra, il solco della valle dell’Adda, che si allarga a formare i laghi di Olginate e di Garlate, a sinistra, i laghi di Annone e, poco più lontano, quello di Pusiano. Siamo entrati nel Lake District lombardo e, d’ora in poi, gli specchi d’acqua ci faranno fedele compagnia.

Scesi a Galbiate, si aggira a sinistra la piramide del monte Barro e, oltre Civate, da Valmadrera in poi si comincia a costeggiare «quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien quasi a un tratto a restringersi…». E alla fine, volenti o nolenti, diamo ragione anche noi al Manzoni: questo stretto braccio di lago sembra proprio un fiume, o perlomeno un fiordo. A ricordarci però che le latitudini non sono quelle nordiche basta alzare lo sguardo dalla strada e vedere le rive coltivate a olivo. Intanto, sulla sponda opposta del lago, compaiono come in una sequenza cinematografica il Pian dei Resinelli e il profilo roccioso delle Grigne. Arriviamo a Bellagio e il premio per questa nostra prima tappa è fin troppo evidente: la clamorosa bellezza di un luogo che sembra la tolda di una nave che sta per salpare verso le Alpi e l’Europa del Nord. Bellagio, punteggiata da lussuose ville e parchi, da secoli è stata luogo elettivo di delizia per aristocratici lombardi, poi della più esclusiva nobiltà europea e oggi, in particolare, amatissima meta di ricchi americani in giro per il mondo: basti pensare che, per suggestione lariana, uno dei più famosi resort di Las Vegas si chiama proprio Bellagio, liberamente ispirato all’architettura della neoclassica Villa Serbelloni. Noi non dormiremo lì, ma in un posto che, in quanto a posizione, fascino e calore non ha niente da invidiargli: il Perlo Panorama.

Luoghi

Bergamo Alta

Villa Melzi a Bellagio

Como

Almenno San Bartolomeo

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Salite come pellegrinaggi

Non è stato facile partire: ci è venuta la tentazione di farne il campo-base per quotidiane randonnées lacustri e tornare tutte le sere a farci coccolare dall’accoglienza e dai panorami del Perlo. Ma non ci sembrava bello far aspettare… Nostra Signora dei ciclisti. In cima alla prima salita di giornata, che praticamente dobbiamo affrontare appena scesi dal letto, ci aspetta infatti il Santuario della Madonna del Ghisallo, vero e proprio luogo di devozione per tutti noi fedeli alle due ruote. L’ascesa al Ghisallo da Bellagio segue il versante classico, quello affrontato decine e decine di volte nella storia del Giro di Lombardia e che spesso ha determinato l’esito della corsa.
Tanto per fare un esempio, Fausto Coppi, che il Lombardia l’ha vinto per cinque volte, per quattro volte, e tutte consecutive (1946-50), è passato primo sul colle. Prima di lui avevano fatto la stessa cosa Alfredo Binda, tre volte su quattro (1924, 1925 e 1926) e Gino Bartali, due su tre (1936 e 1940). Certo, molto dipendeva in che punto del percorso veniva collocata la salita, ma spesso, e anche in anni più recenti (vedi Rominger nel 1992 e Bettini nel 2005), il Ghisallo è stato un vittorioso trampolino di lancio.
La salita parte subito bella dura con una serie di corti tornanti e pendenze stabili tra l’8 e il 9%, con punte del 12. Poi tra Guello e Civenna spiana, per tornare intorno all’8% negli ultimi due chilometri. In tutto sono meno di dieci, per un dislivello positivo di 567 metri.

Ciclostorie
Storia 01

Paradiso per ciclisti: Hotel Il Perlo Panorama

Statisticamente niente di che, ma incredibile è la suggestione di calcare le orme dei grandi campioni, quelli che avete visto immortalati decine di volte, magari in foto in bianco e nero e lungo strade di polvere o di pioggia e fango. Insomma, una questione di immedesimazione nella cornice epica del ciclismo, oltre che in quella paesaggistica di uno dei più spettacolari panorami del Nord Italia, tra monti e lago. In cima, come abbiamo già detto, ci aspetta una benedizione e una ricompensa. La prima, credenti o meno, la otteniamo nella cappella della Beata Vergine del Ghisallo; la seconda, nel bellissimo Museo del ciclismo lì a fianco, su una terrazza affacciata sul lago e dirimpettaia alle creste delle Grigne.

Ciclostorie
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Un santuario e un museo

In cima alla prima salita di giornata ci aspetta il Santuario della Madonna del Ghisallo, vero e proprio luogo di devozione per tutti noi fedeli alle due ruote.

Lo sapevamo già. Il Ghisallo non era che il primo assaggio di giornata, in quanto a salite. Ma forse non ci ricordavamo che il muro di Sormano è davvero un muro. Da Magreglio scendiamo per un tratto lungo la strada della Valassina e, dopo Lasnigo, dove salutiamo sulla destra la bella chiesetta romanica di S. Alessandro svettante su un colle, svoltiamo sempre a destra a un bivio in direzione Canova e quindi, ancora a destra, per la frazione Gemù. Una serie di tornanti ci porta tra le case di Sormano e, fin qui, va ancora tutto bene. Ma alla fine del paese ecco il minaccioso drizzone: sono solo due chilometri, ma la pendenza media non scende mai sotto il 14%, con in mezzo drammatiche punte al 21 e, verso la fine, ancora al 19. Per fortuna la sofferenza è intensa ma breve. In cima alla Colma di Sormano finalmente respiriamo. C’è anche un ristorante, ma non è il caso di fermarci adesso e zavorrarci per la lunga discesa che ci porta di nuovo sul lago, anche se questa volta sull’altro ramo. Prima ci godiamo però l’apertura panoramica dei 1000 metri del Pian del Tivano: se ci capitate in un giorno festivo, fate solo attenzione alle moto che da queste parti rombano ad alta intensità. Da Nesso a Como è un infilata di deliziosi paesi affacciati sulla riva del lago: se non andate troppo forte, fate caso, attraversando Torno, a una fantastica villa di fine Cinquecento, la Pliniana, che prende il nome dallo scrittore latino, e comasco, Plinio il Giovane, che per primo descrisse, nei pressi, il curioso fenomeno di una fonte intermittente che sgorga dalla montagna.

Giungiamo finalmente a Como ed è arrivato il momento per una sosta-rifornimento: ma anche in questo caso, senza esagerare perché ci aspettano ancora un po’ di chilometri e, soprattutto, la terza e ultima ascesa di giornata, il Civiglio, altra classica salita del Lombardia. La imbocchiamo lungo la strada che porta a Brunate e, dopo via Tommaso Grossi, è una sequenza di una decina di tornanti che rimangono sempre intorno al 10-11%. Sono quattro chilometri belli intensi e, siccome sono anche un po’ trafficati di auto, dobbiamo fare attenzione. Per oggi le salite sono finite, ma ci toccano ancora una cinquantina di chilometri per sciogliere la gamba dall’acido lattico.
Ad Albese con Cassano, davanti alle Scuole elementari – tra via don Sturzo e via Rimembranze – ci fermiamo giusto un attimo al monumento di Fabio Casartelli, il corridore, già medaglia d’oro olimpica a Barcellona nel 1992, che morì tre anni dopo cadendo in una tappa del Tour de France. Quindi, passando tra il lago di Alserio e quello di Pusiano, inquadriamo nell’orizzonte il profilo seghettato del Resegone, riattraversiamo la Brianza e, a Brivio, scavalchiamo di nuovo l’Adda. Siamo tornati nella Bergamasca: ci lasciamo alle spalle i laghi e mettiamo nel mirino le salite delle Orobie che ci aspettano nella nostra terza e ultima tappa.

Cose buone

Pesci di lago e polenta

Formaggi della Bergamasca

Casoncelli

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Su e giù per le Orobie, grande terroir ciclistico

Il programma di oggi prevede dapprima di scioglierci i muscoli sulla salita di Berbenno, quindi affrontare lo strappo di S. Antonio Abbandonato, temibile già solo per il nome. Poi discesa in Val Brembana per risalire la Val Seriana fino a Nembro e, da qui, rendere omaggio alla salita per eccellenza dei bergamaschi, il Selvino, continuare verso il Passo di Ganda e ridiscendere ancora la Val Seriana fino a Bergamo.
La colazione è stata abbondante e adesso tocca smaltire. Buttiamo un occhio veloce alla Rotonda di S. Tomè, gioiello architettonico del romanico bergamasco, e anche noi, oggi, speriamo di avere una pedalata… rotonda. Dopo un tratto di fondovalle in Valle Imagna, all’altezza di Ponte Giurino un’indicazione sulla destra dice Berbenno: ci aspettano sei chilometri di ascesa per circa 300 metri di dislivello, senza particolari difficoltà. Ci sono quattro o cinque tornanti e la sede stradale è larga e ben asfaltata: le pendenze sono assolutamente pedalabili con qualche tratto di falsopiano. Insomma, è quel che ci vuole come antipasto di giornata.

Salite ripidissime, discese in picchiata sul lago e panorami tutti da godere.

Dalla Forcella di Berbenno si scende in direzione Laxolo e quindi per Brembilla. Da qui inizia un’altra musica. La salita che porta alla chiesetta di S. Antonio Abbandonato, sul crinale tra la Val Brembilla e la Val Brembana non è conosciutissima, ma può far male davvero se non la si affronta con costanza e abnegazione. Sono circa sei chilometri e mezzo, con una pendenza media di poco più del 9%; non impossibile, quindi, ma con quattro o cinque tornanti, all’altezza della località Malentrata, di quelli che non ti fanno respirare, che si impennano senza che si possa prenderli alla larga per alleviare la sofferenza. Arrivati in cima, a circa 1000 metri di altitudine, c’è la cappelletta che dà il nome non troppo incoraggiante alla salita: prendete fiato e giratevi intorno. La vista sulle montagne ripaga ampiamente dello sforzo fatto. Picchiata verso la Val Brembana, dove, sulla strada che ci riporta a valle, in sequenza attraversiamo Zogno e Sedrina, due paesi che hanno lasciato il segno nella storia del ciclismo italiano.

Ciclostorie
Storia 03

Il Mulo di Zogno e il Grande Felice, figlio della Postina di Sedrina

Tipologia di bici

Road

Si pedala sulle strade storiche del Giro di Lombardia, un itinerario da vivere a tutta, o con più calma, ma sempre e solo su ottimo asfalto.

Bici

Pinarello Dogma

La Pinarello Dogma con copertoni da 28 mm è la bici ideale per questo tracciato. Si sale e si scende, sempre a tutta: qua è necessario avere un mezzo performante, poche chiacchiere e menare.
pinarello.com

Borse

Brooks Scape

Percorso da fare in tre giorni, tutto di un fiato: il nostro consiglio è un light bikepacking con borse Brooks della linea Scape.
brooksengland.com

* informazione Publiredazionale

Testi

Gino Cervi

Foto

Francesco Rachello

Foto

Tornanti.cc

Hanno pedalato con noi

Davide Caccia

REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DI

Questo itinerario lo puoi trovare sul super-magazine Destinations – Italy unknown / 2, lo speciale di alvento dedicato al bikepacking. 12 destinazioni poco battute o reinterpretazioni di mete ciclistiche famose.

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Esce una volta all’anno, ci lavoriamo quasi tutti i giorni. Destinations è un progetto vivo, che ci porta in giro per l’Italia in bicicletta, che ci aiuta a scoprire luoghi e punti di vista.

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