Tour of the Alps

Le suggestioni di una grande corsa a tappe per un viaggio tra Tirolo, Alto Adige e Trentino.

Periodo consigliato

Apr - Ott

Dislivello Totale

5.235 m

Lunghezza totale

354 km

Durata

4/5 Giorni

P

iove. Fuori è ancora buio. Come tutte le volte che partiamo per un viaggio in bici, tra noi si sente quell'adrenalina che ci rende un po’ impazienti: non vediamo l’ora di salire in sella per farci travolgere dalle esperienze che i luoghi e le persone che incontreremo possono regalarci. Ma, fuori, la pioggia incessante ci invita a non avere fretta. 

Tour of the Alps

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Intro

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Dal Tirolo alla Valle Isarco

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Verso la Valle dell'Adige

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Dalla Val di Cembra alla Valsugana

Suona la sveglia. 6.50. Ci scambiamo poche parole, dalla finestra diamo un’occhiata al meteo e scendiamo per colazione. Questi dolci tirolesi di pasta lievitata al papavero sono veramente deliziosi. Una buona tazza di caffè e siamo pronti. Prepariamo un paio di panini per il viaggio, sistemiamo le ultime cose ed eccoci fuori in strada. 
Ultimo check: borse, computerino, acqua. Ci siamo. I clack delle tacchette sui pedali danno ufficialmente il via alla nostra esplorazione. 
Abbiamo programmato un viaggio di tre giorni: partiamo da Schwaz, in Tirolo; passiamo da Innsbruck e quindi, per il Brennero, entriamo in Italia. Discendiamo lungo il corso dell’Isarco, quindi, da Bolzano, seguiamo l’Adige e la Strada del vino. Da Salorno, per il Passo di San Lugano, puntiamo verso la Val di Fiemme per risalire da qui la Val di Cembra e, attraverso la Valle dei Mòcheni, raggiungere la Valsugana. Traguardo finale: Trento. 
Tre regioni, tre confini da attraversare: chissà se saranno reali o, oramai, solo immaginari.
L’idea del viaggio è venuta, anche questa, in un giorno di pioggia. Seduti sul divano, tra uno zapping e l’altro l’attenzione cade su un servizio in cui parlano del Tour of the Alps, che, per i più nostalgici, sarebbe il vecchio Giro del Trentino. È una corsa a tappe di cinque giorni, che si disputa in primavera e che, da quando ha cambiato nome, abbraccia valli e montagne del Tirolo, dell’Alto Adige e, appunto, del Trentino. Ci scambiamo un’occhiata, uno sguardo di intesa: il nostro prossimo viaggio in bici è deciso. Non ripercorreremo tutti i chilometri fatti dai professionisti e sicuramente non sprigioneremo i watt di Tao Geoghegan Hart, vincitore dell’ultima edizione 2023. 

Ma abbiamo voglia di avventurarci in quei territori, di saggiare le differenze storiche e culturali che si attraversano in un così relativamente breve spazio geografico.
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Dal Tirolo alla Valle Isarco

Bando alle ciance. Si parte. Le prime pedalate servono a prendere confidenza con la pioggia. A scaldarci le gambe e a capire la direzione corretta. Ci avviamo verso il centro di Schwaz e ci fermiamo solo dopo poche centinaia di metri: a catturare la nostra attenzione è l’imponente chiesa gotica di Maria Himmelfahrt, che sarebbe a dire di S. Maria Assunta. Sbirciamo velocemente l’interno e poi ripartiamo verso la via centrale. Pedaliamo per una quindicina di chilometri, per lo più in silenzio, come se non volessimo disturbare una cittadina che lentamente si sta svegliando. Cercando di non pensare al freddo, ci troviamo spesso con il naso all’insù: case tipiche, panetterie, qualche bicicletta qua e là. In pochi chilometri il paese lascia spazio ai campi coltivati. A poco a poco il cielo si schiarisce, smette di piovere e all’orizzonte vediamo le grandiose montagne che ci circondano.

La pedalata procede tranquilla e raggiungiamo Wattens. Passiamo di fronte a un enorme edificio: è il quartier generale della Swarovski. A essere sinceri non saremmo intenzionati a fermarci. L’idea è quella di tirare dritto: la giornata è ancora lunga e i metri di dislivello non saranno pochi. Ma la ciclabile gira a sinistra e d’improvviso ci troviamo di fronte a una grande scultura vegetale: è il gigante dagli occhi di cristallo di André Heller, nonché la porta di accesso allo Swarovski Crystal World. Wow, cambio programma. Decidiamo di approfondire, anche se dobbiamo parcheggiare all’esterno le nostre biciclette. A piedi percorriamo un parco incredibile, dove si possono ammirare installazioni di artisti, architetti e designer di fama internazionale che a modo loro hanno interpretato il mondo dei cristalli. Dopo una breve passeggiata tra labirinti, sculture e luci, risaliamo in sella. È ora di fare un po’ di strada e avvicinarsi a Innsbruck. 
La strada prosegue dolcemente e il tempo passa tra chiacchiere e un ritmo non troppo serrato. È il paesaggio a dettare i tempi: morbide colline, splendidi colori e pochissimo traffico. Percorriamo alcuni tratti di sterrato dal fondo sempre scorrevole. E anche il meteo sembra deciso a migliorare.

La traccia inizia a salire, i boschi si fanno più fitti. Affrontiamo un bel tratto di gravel che sembra aver patito un po’ la forte pioggia della notte passata. Un paio di strappi e cambia completamente lo scenario. Ci troviamo a Igls, villaggio che vanta alcuni impianti sciistici ma soprattutto la gloriosa pista da bob che venne costruita nel 1964 in occasione delle prime Olimpiadi invernali che si tennero a Innsbruck e che venne di nuovo utilizzata nell’edizione del 1976. È attiva ancora oggi. 
Facciamo una breve deviazione e andiamo a visitarla: le curve paraboliche, praticamente verticali, mettono i brividi; i rettilinei stretti stretti e il totale silenzio intorno a noi fanno tornare in mente le gare viste in televisione, con i bob che sfrecciano giù per il percorso a velocità folle. 

Ciclostorie
Storia 01

Tour of the Alps

Lasciamo il paese e ci immettiamo in una strada asfaltata. Sulla destra si vede in lontananza il Ponte Europa, il collegamento tra Italia e Austria. Pensavamo che ormai la pioggia fosse solo un lontano ricordo e invece più ci avviciniamo al Brennero, più le condizioni meteo peggiorano. 
Ci copriamo il più possibile e aumentiamo il ritmo: fa freddo e abbiamo bisogno di qualcosa di caldo da mettere nello stomaco. 
Passiamo per Matrei am Brenner e, anche se la nebbia rende il paesaggio un po’ cupo, rimaniamo colpiti da questa strada costeggiata da case colorate. Il paese è famoso per la Lüftlmalerei la tradizionale arte muraria con cui in molti villaggi del Tirolo e della Baviera si decorano le facciate delle case.   
Un po’ di metri con il naso all’insù e ci rimettiamo su una ciclabile che segue il corso del fiume. La pioggia non dà tregua, ma la traccia che avevamo in programma prevede una deviazione di una ventina di chilometri per visitare il lago Obernberger See. 

Ci fermiamo un attimo, prendiamo fiato: siamo indecisi se tirare dritto e trovare un posto dove fermarci o seguire la traccia originale e deviare per il lago. Alla fine optiamo per la seconda ipotesi: giriamo a destra, raggiungiamo il parcheggio per le auto e ci infiliamo in una strada sterrata che, metro dopo metro, si inerpica in mezzo a un bosco. Le pietre sono scivolose, la ghiaia bagnata non aiuta e ci costringe a salire più di forza che di agilità. Poco più di due chilometri e scolliniamo: ci guardiamo, ci asciughiamo per quanto possibile e ci diciamo: ne è valsa la pena. Si apre uno scenario da fiaba, con alberi secolari, il lago che domina la valle, il profumo incredibile della natura. Proseguiamo ancora per un po’, attraversiamo uno scivolosissimo ponte in legno che ci permette di passare alla riva opposta e poi, infreddoliti ma felici della scelta, riprendiamo la strada di ritorno.  
La prima parte ripercorre la strada già pedalata. Giriamo poi a sinistra e riprendiamo la via verso il Passo del Brennero. Arrivati al confine tra Italia e Austria decidiamo di fermarci: abbiamo bisogno di mangiare, scaldarci e decidere dove andare a dormire. Così, risaliti in bici, scendiamo per circa dieci chilometri e raggiungiamo Colle Isarco, punto d’incrocio tra l’omonima valle e quella di Fleres.

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Verso la Valle dell'Adige

Oggi ci concediamo un’ora in più di sonno. Finalmente sono tornati il bel tempo e il caldo.
Un’abbondante colazione e si riparte sulla ciclabile della Valle Isarco, sempre in leggera discesa, direzione Bolzano. La nostra prima tappa è Vipiteno, Sterzing in tedesco. Con una leggera deviazione passiamo per il centro e pedaliamo sotto la famosa Torre delle Dodici, simbolo della città. Ci perdiamo tra casette colorate, viuzze piene di negozi e pittoresche piazze medievali.
Siamo in Alto Adige e si vede: i colori, le case tipiche e una grandissima cura per il verde caratterizzano i posti che attraversiamo. Riprendiamo il nostro viaggio e la ciclabile, come a volerci ricordare le tradizioni del luogo, passa tra meleti, fedeli compagni di viaggio da qui in poi. Raggiungiamo Bressanone, o Brixen se vogliamo essere germanofoni. Veloce passaggio per il centro e continuiamo. Il prossimo paese ad accoglierci è Chiusa. Fa parte de I Borghi più belli d’Italia e attraversandolo in bici non possiamo che constatare che ne ha pieno titolo. Vicoli stretti in cui perdersi, sentieri che partono dal centro città in direzione delle colline circostanti e il monastero di Sabiona, uno dei più antichi luoghi di pellegrinaggio dell’Alto Adige, che si erge in alto come a controllare la valle.

luoghi

Mondi di cristallo Swarovski

Cortina/Kurtinig

Egna

Pergine Valsugana

Levico Terme

Da qui parte la strada per salire in Val Gardena e da lì alle Dolomiti. Ma i nostri piani sono altri. Continuiamo a costeggiare l’Isarco e raggiungiamo Bolzano. Entriamo in città e ancora una volta rimaniamo colpiti da come tutti i posti attraversati siano a misura di ciclista e come la mobilità su due ruote sia ormai parte integrante delle dinamiche cittadine. 
Rallentiamo, un po’ per goderci il paesaggio, un po’ perché la ciclabile che passa per il centro è particolarmente frequentata. 
A poco a poco i palazzi lasciano spazio ai campi coltivati e in pochi chilometri ci ritroviamo sulla Strada del Vino (Südtiroler Weinstraße): uno spettacolare itinerario di circa 70 chilometri che tocca sedici comuni. Pedaliamo così tra vigneti, cantine e pace assoluta. La strada devia poi a destra e, in leggera discesa, arriviamo al lago di Caldaro. Ogni tanto qualche ciclista come noi rallenta e cerca di immergersi a pieno nel paesaggio. Raggiungiamo Termeno, paese molto caratteristico e ben conosciuto dagli amanti del vino perché, con il toponimo tedesco, Tramin, indica la zona di produzione del Gewürztraminer, un profumatissimo bianco. Superati Cortina sulla Strada del Vino e Salorno, alterniamo la pedalata a chiacchiere e momenti di silenzio. Ci lasciamo cullare da queste strade e dalle meraviglie che via via incontriamo. Veniamo in contatto con i ritmi della vita di paese, con splendidi paesaggi e strade che sembrano nate per accogliere gli amanti della bicicletta.
Ultima tappa di giornata è Egna. Ci perdiamo tra portici bassi, vicoli nascosti e scorci meravigliosi. Decidiamo di fermarci qua per la notte. Abbiamo occhi pieni e gambe stanche e questo è il posto ideale per affrontare la tappa del giorno successivo. 

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Dalla Val di Cembra alla Valsugana

Oggi la traccia prevede di pedalare sul percorso di quella che i trentini chiamano Vecia Ferovia, definita una delle ciclabili più spettacolari del Trentino Alto Adige. La ferrovia era stata costruita a inizio Novecento dall’esercito austroungarico. Dagli anni Sessanta in poi, con lo sviluppo del trasporto su gomma, il percorso venne dismesso e oggi questa ferrovia è stata trasformata in uno strepitoso percorso ciclabile, per lo più sterrato, che collega Ora, in Val d’Adige, con Cavalese, in Val di Fiemme. Poco dopo la partenza, lasciamo il centro abitato e, quasi senza accorgercene, iniziamo quella che sarà una salita di quasi 30 chilometri, ma con pendenze decisamente pedalabili. Piano piano i vigneti lasciano spazio ai frutteti. Salutiamo l’Alto Adige e ci avviamo verso il Trentino. 

Il paesaggio a cui ci eravamo abituati ieri cambia e lascia posto a una campagna più selvaggia, a vecchi masi e boschi spettacolari. Ci perdiamo tra i vecchissimi roveri del Biotopo della collina di Castelfeder, ci lasciamo alle spalle alcuni masi tipici della zona e la strada torna a svilupparsi tra boschi e coltivazioni. A poco a poco raggiungiamo il Passo di San Lugano, dove sono ancora presenti i binari della vecchia ferrovia a scartamento ridotto.
Dopo quasi 1.000 metri di dislivello torniamo su strada asfaltata e iniziamo a scendere per la Val di Fiemme. Raggiungiamo il fondovalle e prendiamo per Valfloriana, un Comune sparso all’imbocco della Val di Cembra. La strada torna a salire. E tutto sommato ci fa anche piacere. L’aria è fresca e un po’ di salita aiuta a scaldarci. Dopo un paio di curve, le pendenze aumentano in modo deciso, toccando picchi del 15% prima di raggiungere il Passo Redebus. Da qui non imbocchiamo la strada che scende a valle, ma decidiamo di tenerci in quota. Siamo nella Valle dei Mòcheni e ci accorgiamo fin da subito di essere arrivati in un posto molto diverso dai territori finora attraversati. 

Queste tre regioni si sono mostrate in tutta la loro diversità culturale, superando però i confini che sono oramai solo immaginari, mostrandosi unite, con una visione comune.

Con nostro grande stupore, vediamo insegne e cartelli stradali scritti in quello che a noi sembra tedesco. Sbagliato: in realtà si tratta della lingua mòchena, dietro alla quale c’è una lunga storia. Intorno al Cinquecento, dalla Baviera arrivarono da queste parti uomini destinati a lavorare nelle miniere dell’Erdemolo. Da allora hanno costituito una sorta di comunità, le cui tradizioni culturali si sono in buona parte tramandate fino ai nostri giorni. In particolar modo la lingua – che viene ancora insegnata alla scuola elementare – e la cucina tipica. Il fulcro di questa comunità è appunto Palù del Fersina. Decidiamo quindi di allungare un po’ la traccia e andare a visitare il villaggio. Si tratta di una piccolissima borgata in mezzo ai prati, circondata da una spettacolare chiostra di montagne. Poco più in alto, a circa 2.000 metri di altitudine, nei pressi del lago di Erdemolo, si trova ancora un nevaio capace di resistere anche alle torride estati degli ultimi anni. Qui sembra davvero che il tempo abbia altri ritmi, altre storie e altre priorità. Ci concediamo il giusto tempo per prendere un po’ di confidenza con il posto e per scambiare due parole con una signora intenta ad annaffiare fiori. Ci dice che non vede l’ora che inizi a nevicare. 

Riempiamo le borracce e ripartiamo. Affrontiamo una discesa con un dislivello di quasi 1.000 metri e ci dirigiamo verso Pergine. Prima di arrivare a Levico Terme, imbocchiamo una stradina alla nostra sinistra che sale tra boschi molto fitti. Raggiungiamo così il Forte Tenna, una costruzione di fine Ottocento posizionata a controllo e a difesa della Valsugana e della piana verso Caldonazzo. Dopo una veloce visita, ripercorriamo la strada dell’andata per una cinquantina di metri, giriamo a sinistra e scendiamo attraverso una spettacolare traccia tra boschi e muri in pietra, che ci porta al lago di Levico. 

cose buone

Tiroler Wirtshäuser

Südtiroler Weinstrasse

Sapori di Valsugana

TrentoDoc

Si va veloci e ci ritroviamo in breve a un secondo lago, più grande, quello di Caldonazzo. Costeggiamo la sponda occidentale e ci dirigiamo verso Pergine Valsugana. Pedaliamo per il centro paese, poi una veloce deviazione ci permette di ammirare da sotto Castel Pergine, già insediamento romano, diventato poi fortezza medievale. 
Siamo nella parte finale del nostro percorso. Ci aspetta, in fondo alla Val d’Adige, Trento, che raggiungiamo in una decina di chilometri.
Come sempre accade nei nostri viaggi, più si avvicina il traguardo finale più rallentiamo il ritmo, come a voler ritardare ancora un po’ la fine. Parliamo, ci scambiamo opinioni e sensazioni e facciamo finta di niente. Come se la nostra avventura non stesse davvero per terminare.
Invece, eccoci alla stazione. Da qui, un treno ci riporterà al punto di partenza. 
È stato un viaggio ricco di emozioni. Un po’ perché, a modo nostro, abbiamo ripercorso parte delle strade del Tour of the Alps e ci siamo sentiti un po’ più vicini a Tao Geoghegan Hart e compagni. Un po’ perché queste tre regioni si sono mostrate in tutta la loro diversità culturale, superando però i confini che sono oramai solo immaginari, mostrandosi unite, con una visione comune. E ancora una volta la bicicletta è stata la migliore compagna possibile per cogliere e vivere a pieno tutte queste sfumature. 

Tipologia di bici

Gravel

La traccia è ideale per una bicicletta gravel. Un copertone poco tassellato è più che sufficiente per affrontare il percorso nei tratti sterrati e, su strada asfaltata, sarà sicuramente più scorrevole rispetto a misure maggiori.

Bici

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Borse

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* informazione Publiredazionale

Testi

Carlo Ferrero

Foto

Francesco Rachello

Foto

Tornanti.cc

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Carlo Ferrero, Silvia Insam

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Questo itinerario lo puoi trovare sul super-magazine Destinations – Italy unknown / 2, lo speciale di alvento dedicato al bikepacking. 12 destinazioni poco battute o reinterpretazioni di mete ciclistiche famose.

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